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venerdì 30 novembre 2012

La Profezia della Croce - B.Napier



Un thriller che di thrill non è così colmo, il quarto romanzo di Bill Napier si presenta con un titolo ghiotto ed un intreccio interessante perchè spazia diversi settori scientifici e non, eppure poteva dare molto di più, un po’ come quando a ricevimento genitori la maestra loda e riconosce il potenziale di uno studente, facendone tuttavia notare l’atteggiamento troppo discontinuo.
Partiamo dal presupposto che “La Profezia della Croce” non è probabilmente la traduzione più adatta – semanticamente parlando – rispetto al titolo originale del libro, “Shattered Icon“ che tende più a sottolineare un manufatto infranto o distrutto (anche nel corrispettivo americano “Splintered Icon“). Nella versione italiana, quindi, il lettore è rapito da quella “profezia” legata alla Croce, e si pone domande sugli effetti che possano esserci; poi, però, resta un po’ deluso: della profezia, come nel caso dell’elemento thrill, non resta che l’ombra. Di sicuro la frammentarietà è un fattore presente nel testo, suddiviso sia in tre parti che in capitoli, con tanto di salti temporali e ritmo molto, molto alto.
Tutto ha origine da alcuni racconti su una cospirazione del XVI°secolo inerenti alla spedizione Roanoke, quella con a capo il leggendario Sir Walter Realeigh verso il Nord America; da questo spunto Bill Napier costruisce la sua trama e la condisce con macchinazioni che richiamano studi di calendari antichi e conseguenti codifiche, il classico omicidio del magnate proprietario di un’importante manufatto, legato al nascondiglio di una reliquia, che dovrà essere tradotto e via via si susseguono tutte le azioni che l’esperto di libri antichi, Harry Blake, dovrà fare, sostenuto dall’amica esperta in mappe nautiche e dalla frizzante figlia del magnate. L’obiettivo è ovviamente quello di scoprire quanto più possibile del manufatto, custodirlo e difenderlo affrontando le diverse forze antagoniste,  governi, eserciti e servizi segreti.
Tutto qui? Non ancora, perchè proprio seguendo le azioni di Blake & Co. scopriremo che il manufatto altro non è che una parte del diario di bordo di un clandestino imbarcato su una delle navi della spedizione di Raleigh, ed attorno al quale Napier costruisce capitoli su capitoli, staccandosi dalla trama principale e creandone una parallela; nonostante questo e dato anche il ritmo veloce, elevato addirittura in alcuni punti, si perde il piacere della lettura e del gusto dei dettagli. Anche l’aspetto immaginativo di alcune azioni viene difficile, per cui è normale ipotizzare che, sullo schermo, le stesse non passerebbero di certo inosservate, per cui una trasposizione cinematografica sarebbe molto interessante da vedere.
In sintesi la formazione di Napier, scienziato specializzato in astronomia, si sfoga in questa congiuntura narrativa, intrecciando dati e vicende; passando dalle vicissitudini della codificazione del manufatto, delle contrattazioni per accaparrarsene, alle avventure nautiche del clandestino con tanto di scorci di planetologia.
Buona base di partenza ma convinzione poco sostenuta.

D. L. su FunNavigator